L’ufficio statistiche

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 Il regime comunista in Romania sosteneva che i credenti erano una minoranza.
“Praticamente non esistono” così dicevano i capi del regime…e quali diritti si possono dare a chi non esiste? Nessuno…e quali diritti si possono togliere a chi non c’è. Nessuno!…e così per capire siamo andati all’ufficio centrale di statistica qui a Bucarest…ma c’erano o non c’erano, i redenti?…e leggete cosa ci dicono

Halus Radu FelicianUfficio Statistiche – Bucarest – Romania
 Nel periodo comunista, furono effettuati diversi censimenti, e conformemente alle raccomandazioni delle Nazioni Unite, si dovevano ottenere anche dei dati riguardanti la religione. Nel periodo comunista, furono effettuati diversi censimenti, e conformemente alle raccomandazioni delle Nazioni Unite, si dovevano ottenere anche dei dati riguardanti la religione.
Il regime comunista non era d’accordo, e la popolazione non poté dichiarare l’appartenenza religiosa, perché fu omessa la domanda. Solo con il censimento del gennaio del 1992, si rileva che gran parte della popolazione ha una fede religiosa.
Dopo quasi 50 anni di comunismo, un numero molto basso, 35.000 persone pari solo al 1,5 per mille della popolazione, si dichiarano atee o senza religione.

la terza notte

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A. S. PrundusProtoigumeno provincia basiliana – Cluj – Romania
 Mi legavano le mani con una corda sotto le ginocchia, e cominciavano colpirmi, all’inizio con le scarpe, poi con senza scarpe perché era più doloroso, fino a quando mi dicono: “ti faremo i piedi come dei cuscini”, e così fecero. Il secondo giorno hanno continuato a tal punto che io non potevo più mettermi le scarpe, e alla fine andavo scalzo attraverso il cortile pieno di neve.
La terza notte è stato terribile, non potevo più reggermi in piedi; mi dissero alzati, ma non potevo, il dolore ai piedi! mi presero per i capelli è mi alzarono, caddi, mi presero una seconda volta per i capelli! e caddi una seconda volta. La terza volta i miei capelli rimasero nelle loro mani quando caddi.

Il sacchetto di sabbia

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Tertullian Langa– Ex Prof. Teologia – greco cattolica – Cluj – Romania
 Ma io non rispondevo ed allora hanno usato un sacchetto di sabbia, grande come una bottiglia d’un litro, mi tenevano legato alla sedia, e mi colpivano con la regolarità di un metronomo sulla testa ripetendomi sempre la stessa parola: di, di, di, di….
Reagii dicendomi:
non dico, per cento volte, per cinquecento volte, per ottocento volte.
Non dico!
Mi trasformai in un “robot”, capace di dire una sola espressione: non dico!
Per quattro mesi, ad ogni provocazione risposi: non dico!

Il capitano mi colpi così fortemente al cuore che sentii il sangue colarmi dalla bocca.

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Clara Laslau – Monastero di S. Agnese – Bucarest – Romania

Dopo, ci portarono al Ministero degli Interni dove rimanemmo per tutto il tempo degli interrogatori. Lì fu stabilito il processo e sempre lì fui torturata.
C’erano un capitano ed un luogotenente. Il primo aveva degli stivali con le punte di ferro con cui mi colpiva e… mi picchiava anche con i pugni. Dovevo tenere le mani così. Mi picchiò fino al punto che la pelle si gonfiò talmente che si ruppe. Una volta questa tortura durò dalle sette fino alle dieci di sera.
Con un pugno mi spaccò il timpano del orecchio sinistro, da cui non sento più.
Il peggio fu quando, davanti la mia ostinazione di non parlare, il luogotenente andò a chiudere le tende e il capitano mi colpi così fortemente al cuore che sentii il sangue colarmi dalla bocca.
Poi l’11 aprile del 1952, senza prove fui processata e condannata a 15 anni di carcere per alto tradimento…